La stanza era stretta e angusta. All'occhio infantile che la stava osservando l'aggettivo giusto sembrava troppo piena. La bambina venne poi portata nella stanza affianco e fatta sedere sul divano.
Tremava. Si guardava intorno, circospetta, osservando il tavolo circolare e le gocce d'acqua che, condensate, scivolavano giù dalla bottiglia. Mi sedetti non vista accanto a lei e poggiai la mano sopra il suo ginocchio. La piccola rabbrividì e sotto il vestitino vidi la sua pelle ergersi a difesa. Spalancò i suoi grandi e sperduti occhi neri e li piantò nei miei. Rimase così per qualche secondo, con gli occhi a contemplar